CRIPTOPORTICO

La Domus Tiberiana al Palatino

 

La Domus Tiberiana, secondo la ricostruzione delineata da Clemens Krause (cfr. "Il Palatino area sacra sud-ovest e Domus Tiberiana", Roma 1998) è delimitata a nord dal Clivo della Vittoria, ad est dal cosiddetto criptoportico "Neroniano" (tuttora percorribile), a sud da alcuni ambienti in parte chiusi ed in parte aperti sull'area della Magna Mater e ad ovest dal bastione Farnesiano. Sostanzialmente, almeno per quanto riguarda il nucleo più antico, corrisponde con l'attuale perimetro degli Orti Farnesiani.

CRIPTOPORTICO
La zona del Criptoportico, occupa la parte centrale della Domus Tiberiana, ed è caratterizzato da un impianto dalla forma approssimativamente quadrata.
Questi ambienti, originariamente seminterrati, fanno parte probabilmente di un sistema di gallerie e passaggi che attraversavano il basamento della Domus e che si connetteva verosimilmente agli spazi perimetrali oggi visibili (lungo il Clivo della Vittoria a Nord, al di sotto del Bastione Farnesiano ad ovest, ecc.).
Dopo essere stata utilizzata in epoca medievale e rinascimentale come terreno di coltivazioni e luogo di spoglio di materiali antichi, alla metà del Cinquecento, con la creazione degli Horti Farnesiani - costruiti dal cardinale Alessandro Farnese con l'intenzione di ristabilire un collegamento ideologico con l'antica Roma dei Cesari - questa zona fu definitivamente sepolta sotto i giardini (AA. W. " Palatino area sacra sud ovest e Domus Tiberiana, Roma 1998 Maria Antonietta Tomei, Scavi francesi sul Palatino, le indagini di Pietro Rosa per Napoleone 111, Roma 1999).
Da un punto di vista costruttivo, l'intera volta è in opus coementicium, ma fu oggetto, ancora in epoca romana, di un intervento di probabile rinforzo (o forse di vera e propria ricostruzione) che previde la realizzazione di una controparete dello spessore di 60 cm) realizzata fino alle reni in mattoni (con un paramento esterno apparecchiato a giunti orizzontali ed un nucleo in conglomerato con inerti in laterizio) e completata in conglomerato cementizio e scheggioni di tufo nella parte sommitale.
Probabilmente questa fodera era stata realizzata a seguito di un crollo, ma la sua funzione statica è di fatto nulla, per quanto concerne la parte realizzata in mattoni, come emerge dalle prove realizzate in situ attraverso i martinetti piatti (figure 1-3).
Dal maggio 2006 sono stati intrapresi una serie di lavori che hanno permesso di ripristinare la fruibilità di molti luoghi dell’ipogeo. I lavori sono stati curati dall’architetto Giuseppe morganti con la collaborazione dello “Studio Croci e Associati” per gli aspetti strutturali, dell’archeologo Ernesto Monaco per gli aspetti di rilievo ed interpretazione costruttiva e negli ultimi anni dall’archeologo Andrea Schiappelli per l’esecuzione degli scavi.

BRACCIO SUD
In generale il dissesto è caratterizzato da profonde lesioni della copertura voltata in conglomerato che, partendo dall'angolo sud-est, attraversano diagonalmente la volta a botte e proseguono lungo i piedritti tra una bocca di lupo e l'altra, con relativo scivolamento dei blocchi di qualche centimetro lungo un piano obliquo e conseguente espulsione di una grossa quantità di materiale in corrispondenza di uno dei piedritti stessi (figure 4-7).
Nel corso degli anni ed attraverso successivi cantieri è stato possibilemettere in sicurezza le varie aree.
In estrema sintesi nella galleria sud sono state installate una serie di centine che costituiscono il presidio necessario alla messa in sicurezza. Tali strutture sono completamente reversibili. Contemporaneamente è stata ricostituita la continuità materica attraverso le iniezioni delle lesioni. (figura 8)

ANGOLO NORD-OVEST
Tra i fenomeni principali che hanno interessato la struttura è da segnalare uno sprofondamento di alcune parti, a causa di un crollo di cavità e gallerie sottostanti, che in alcuni casi ha provocato un distacco di circa 80 cm tra la calotta ed il piedritto, mentre lungo la galleria nord-sud tale cedimento ha generato il collasso dei piedritti stessi. (figure 9-12).
Il quadro fessurativo prosegue lungo tutto il braccio longitudinale nord-sud, sebbene la sua entità vada scemando percorrendo la galleria verso sud. Tra le varie lesioni, è presente una orizzontale lungo il muro ovest della volta, che prosegue quasi per l'intera lunghezza di questa. Nella zona dell’angolo nord-ovest è stato possibile mettere in evidenza che almeno per la parte occidentale le cause del dissesto è stato il collasso di una serie di gallerie ed impianti fognari. Per la messa in sicurezza si è proceduto mediante lo scavo delle zone crollate e la ricostruzione di una serie di sottofondazioni che ripristinano la capacità di trasferimento dei carichi dalle strutture al terreno.

[di Giorgio Croci e Alessandro Bozzetti]